lunedì 21 settembre 2020

La Cultura è contagiosa!


La Cultura appassiona il cuore, stimola la mente, 

coinvolge il fisico e lo spirito umano!

 

La gioia, l’entusiasmo, il coraggio, la voglia di superare i propri limiti sono emozioni contagiose. I più grandi Pensatori e Filosofi hanno sempre sottolineato il valore della positività e dell’assertività nell’educare le nuove generazioni.

Piuttosto che dire :“ non stare tutto il giorno davanti allo schermo!”, è molto più utile proporre attività contrarie come: “perché non cantiamo qualcosa insieme?” Oppure, facendo leva sulla creatività  propria e del proprio figlio: “facciamo un disegno per mamma?”.  Questo modo di agire è assai più incisivo e da’ risultati migliori, dal momento che il nostro inconscio non riconosce e quindi non accetta la negazione. Ricordiamoci che dire “NO, non fare”,  per il nostro essere piu’ profondo, equivale a dire “fai!”

In questo modo, si sviluppa, oltre alla creatività, anche la curiosità della persona. E la curiosità è un fattore indispensabile affinchè il desiderio di Cultura attecchisca nell’animo dell’essere umano. E’ assai singolare il fatto che nel XXI secolo questa conoscenza sembra essere in maggior parte ignorata dall’Istituzione Scolastica Pubblica.

Le nozioni a scuola sono frammentate e separate e vengono imposte al ragazzo ancor prima che egli stesso abbia dimostrato curiosità o interesse ad apprenderle.

Di fatto, si trattano bambini e ragazzi alla stessa stregua di vasi vuoti da colmare con nozioni e nozioni, che, nella maggior parte dei casi, appesantiranno le loro menti senza alcun coinvolgimento emotivo da parte loro tantomeno pratico.

La giustificazione a questo modello di costrizione forzata dello studente è il dato di fatto che studiare è un bene.

Rudolf Steiner, fondatore dell’Antroposofia nonché grande Pedagogo, già alla fine dell’800 però sosteneva la tesi che “forzare a fare il bene” è pur sempre una prepotenza all’ animo umano, di natura libero, e proprio perciò questo comportamento andrebbe evitato.

La costrizione a studiare controvoglia grazie al timore di una punizione, in realtà, oltre a eliminare ogni traccia di curiosità e creatività nel giovane allievo, a lungo andare, svuota di significato anche la parola stessa di Cultura. 

In realtà, basterebbe poco per ritornare nella Via giusta. Ponendosi una unica sola domanda: perche’? Si puo’ veramente scoprire il mondo.

I bambini lo sanno bene, infatti è una domanda che amano molto fare: soprattutto i più piccoli, prima che la società blocchi il loro naturale desiderio di conoscenza.

Sarebbe molto importante per tutti, piuttosto che castrare il desiderio di comprensione ed indipendenza dei bambini, imparare ad osservarli e riacquistare conoscenza da loro, come l’innocenza e la spontanietà perdute, nonché la profonda conoscenza intuitiva delle cose.

 


 

L’istruzione è l’arma piu’ potente che abbiamo per cambiare il mondo” diceva il grande combattente Nelson Mandela.

Ma di che tipo di istruzione egli parlava? Sicuramente, non delle sterili manifestazioni culturali/artistiche che vengono spesso usate per ostentare vanagloria:  porta privilegiata per i tristi sentimenti di competizione, ansia, aggressività, e solitudine.

La Vera Cultura è sempre stata uno strumento d’espressione del popolo per il popolo, che, alcune volte, può (e oserei dire, deve) diventare uno strumento di denuncia; un modo di parlarsi in codice superando la censura del tempo. L’Arte e la Cultura sono il modo più geniale che l’essere umano abbia trovato per coltivare il seme della Conoscenza nei propri simili: attraverso un dipinto, una canzone o un libro, ognuno impara a farsi delle domande logiche, lecite, sensate; quindi a cercare da sé risposte che nascano da una propria ricerca personale, piuttosto che da un luogo comune o un’idea preconcetta.

Un concerto che tocchi l’anima insegnerà ad ascoltarsi, a fare un passo avanti nel conoscere sè stessi e gli altri nel profondo. Sono tutti semi di pace, forza e stabilità che immancabilmente sbocceranno nel momento giusto in ogni persona.

Se la Cultura perde questi scopi e significati non può più essere chiamata tale; essa diventa un mero strumento di servizio e propaganda dei poteri forti.

Ai tempi di Giuseppe Verdi, per esempio, tutto il popolo conosceva a memoria la trama e la musica della sua opera giovanile “Il Nabucco” che denunciava l’invasore austriaco attraverso la metafora del popolo ebreo sottomesso.  Ecco perché il celebre brano corale “Va pensiero” è sempre attuale contro l‘oppressore.

Ma anche nella musica leggera abbiamo sempre avuto canzoni di denuncia: dai Nomadi a De Andrè, da Celentano a Mina, ognuno a modo suo ha denunciato la società e sue incoerenze. Attraverso la satira, si è potuta colpire in modo eccelso l’ipocrisia del microcosmo, quale il piccolo paese di provincia come le nefandezze e le atrocità del mondo più grande e vasto nel quadro politico nazionale e internazionale della propria epoca.

Poniamo attenzione quindi al modo di educare le giovani generazioni! Ricordiamo sempre che l’insegnamento si deve basare prima di tutto sul loro personale desiderio di “imparare, scoprire, creare”. Quando la passione, l’entusiasmo e la curiosità vengono accesi, i ragazzi stessi capiscono da sè l’importanza di costruirsi un metodo di studio e mantenere una disciplina costante, per poter raccogliere i frutti di ciò a cui ambiscono.

Pur avendo ben chiaro che il fine non giustifica i mezzi, anzi, i mezzi sono l’Alfa e l’Omega, non distogliamo l'attenzione dall’obbiettivo che ci siamo prefissi.Solo cosi' potremo andare lontani e realizzare pienamente i nostri talenti ed il nostro potenziale.

Alla luce di questa consapevolezza, lo scopo della Cultura  non è quello di trovare un lavoro. Lo scopo della Cultura è quello di risvegliare le coscienze e gli animi, di formare un essere umano sano ed equilibrato in tutte le sue sfaccettature. Una volta che questo accade, il lavoro arriva di conseguenza.

Sara Nastos




giovedì 4 giugno 2020

Le mille voci della Divina




Maria Callas è stata un mito. Chi non la conosce forse pensera’ sia il soprano con la voce piu’ bella e potente della storia, o con la carriera piu’ lunga….nulla di tutto cio’. Eppure è stata sicuramente il soprano piu’ famoso nella storia dell’Opera lirica.
Chi l’ ha conosciuta, anche solo attraverso i suoi dischi, la descrive semplicemente con due parole: La Divina.
Ma quale era il suo segreto? Sicuramente il suo essere un’attrice che invece di recitare in prosa, recitava cantando. E come poteva questa donna interpretare ruoli cosi diversi e distanti tra loro non solo interpretativamente ma anche vocalmente?
Per me questo è rimasto un mistero per lunghi anni, come penso pure per molti cantanti, musicisti e direttori.  Non era pero’ un mistero per i colleghi della Callas stessa , i  quali cantavano anche loro nel medesimo modo. Beniamino Gigli, Mario del Monaco, Tito Gobbi: anche essi riuscivano a passare da ruoli lirici o lirico leggeri  a ruoli drammatici con una facilita’ estrema, sia nella voce che nell’ interpretazione teatrale.
Personalmente ho avuto la grande fortuna di essere stata selezionata giovanissima per i Master class con il mezzosoprano Christa Ludwig ed il basso greco Nicola Zaccaria; la mia stessa insegnante presso il Conservatorio Statale di Atene, Kiki Morfoniu, era stata Adalgisa e Neris al fianco della Callas nelle rispettive opere Norma e Medea, al Festival di Epidauro negli anni '61 e '62.
Ciascuno di questi grandi interpreti mi ha donato un pezzettino dell' infinito puzzle del "Recitar cantando", e accanto a questi celebri artisti si respirava veramente " aria di teatro".



Eppure, solo quando ho incontrato la signora Barthelemy e la sua opera d’ ingegno, il Metodo vocale chiamato “La voix libereè”, sono riuscita a capire in profondita' i movimenti tecnico-vocali che permettevano a questi grandi cantanti di creare tali alchimie con la loro voce, talmente sublimi da sembrare sovrannaturali.
Al primo impatto il Metodo di Yva Barthelemy pare eccentrico, originale e all’avanguardia; ma dopo 15 anni che lo pratico e lo insegno, essendone formatrice certificata, ho compreso che esso è in realta’ assolutamente ancorato alla tradizione operistica del Belcanto Italiano, ed è un mezzo indispensabile per comprendere nel profondo il "Recitar cantando" italiano.

"Lò A Lò": questo è il vocalizzo chiave su cui si basa tutta la tecnica.

Piu’ che un vocalizzo sembra un esercizio ginnico per la voce: La O deve essere scura, coperta come la parola “l’eau” francese, con bocca in verticale. La A deve essere aperta, una chiara A italiana, sorridente e orizzontale. Queste vocali vengono alternate vocalizzando cinque note. Se l'allievo riesce a vocalizzare nel modo corretto questo esercizio in tutta la sua estensione, allora sa cantare. Un aforisma di Edouard Manet  puo’ aiutarci a comprendere : “In una figura, cercate la grande luce e la grande ombra, e il resto verra’ da sé”. Infatti questo vocalizzo, piu’ che un punto di inzio è un punto di arrivo. E’ una bussola ed un faro in mezzo alle mille contraddizioni del canto.

Tutti sono d’ accordo sul fatto che il canto sia molto difficile da insegnare proprio perché è uno strumento nascosto, nonchè collegato alla psiche.  Ricordo ancora le innumerevoli volte in cui incantata assistevo alle lezioni di arte scenica del celebre baritono greco Kostas Paskalis, che ha ci tramandato generosamente i suoi i segreti dell'interpretazione teatrale. Mi rendo conto che in quei momenti capivo intuitivamente i sottili equilibri che governano la voce, proprio grazie allo studio delle emozioni e dei sentimenti espressi attraverso il corpo ed il linguaggio non verbale.
Negli anni di professione e ricerca personale posso dire di aver capito completamente anche in maniera logico-razionale quello che voleva trasmetterci, grazie al Metodo di Yva Barthelemy. Essa in gioventu' ascolto' ed osservo' scrupolosamente Maria Callas  dal vivo durante i suoi ultimi concerti a Parigi,  in modo da comprendere a fondo i meccanismi della sua stupefacente vocalita', fortemente legata alla postura del corpo e alla gestualita'.

Alcune persone oggi pensano che la tecnica possa in qualche modo “imbalsamare” il cantante. Niente di piu’ distante dalla realta’… la vera tecnica libera il cantante.
‘E pur vero che all’ inizio, nei primi anni di studio, si pensa solo alla coordinazione dei vari movimenti ed il lavoro è principalmente tecnico-mentale.
Ma esso è un lavoro indispensabile per poter formare la tavolozza dei colori della voce, cosi' da poter esprimere spontaneamente la propria anima.
L’anima vive di emozioni contrastanti: serenita’, speranza, gioia…. malinconia, tristezza, timore…. sdegno , rabbia , disperazione…..coraggio, paura… le sfacettature sono infinite. 





Non si puo’ certamente esprimere con lo stesso suono emozioni cosi’ diverse . Nell'opera lirica la parola d' ordine è "Recitar cantando":
espressione significativa e precisa,  che non significa cantare recitando. Oggi purtroppo questa differenza essenziale si sta perdendo. E’ molto raro sentire le emozioni attraverso la voce di un giovane cantante lirico. Principalmente tutti i giovani talenti hanno belle voci, ottimi strumenti musicali , ma questa sterile tecnica non è consona all'Opera Lirica per come era stata concepita dai suoi autori. Essi chiedevano agli interpreti, prima di tutto, di trasmettere le diverse emozioni unicamente attraverso il suono, senza alcun aiuto o elemento scenico.
Al giorno d'oggi purtroppo Teatri e Fondazioni Liriche, avendo un ritmo stringato e precedenze di business manageriale, spesso dimenticano le regole sacrosante della tradizione del passato.
Ai cantanti è richiesto generalmente di saper usare un colore scuro per le opere drammatiche ed uno piu’ chiaro per le opere buffe, per cui oggi, fatta eccezione di pochi grandi nomi del panorama lirico mondiale,  i “colori  vocali “ si sono ridotti drasticamente.  Ma questa non è sicuramente l’ Opera per come era stata concepita. 
La Camerata de’ Bardi nella bella Firenze del 1600 invento' il Recitar cantando (ovvero l’ Opera lirica) sulla base della teoria degli affetti (cioè le emozioni) .
E’ importante ricordarlo sempre, è fondamentale non dimenticare le proprie radici. 

Personalmente sono inifinitamente grata dell’opportunita’ che ho avuto, nel mio percorso di studi e di ricerca, nel seguire prima i grandi cantanti del passato, quindi la signora Barthelemy quando ero gia' una cantante professionista.
Riuscire a carpire i segreti dei miei idolatrati cantanti per me è stata un’enorme soddisfazione. Come anche comprendere che, incredibile ma vero, quando si capisce il meccanismo, tutto diventa semplice. Tutto acquista un senso come in un puzzle in cui i vari pezzi trovano il loro posto preciso, e il lavoro tecnico- artistico si avvale di una precisione scientifica. Nulla piu’ viene affidato al caso.
Tutto ha una causa ed il suo effetto. La cosa meravigliosa è che, comprendendo in profondita’ il Metodo, si riesce a trasmettere questa immensa eredita’ artistica alle nuove generazioni. "La voce liberata" puo' diventare cosi' strumento dell' “ L’anima liberata” per ogni giovane artista.
 
Sara Nastos

mercoledì 6 maggio 2020

Cantare con l'Anima


Iniziando fin dalla giovane età




La Musica e la Voce cantata da sempre sono state definite “Espressione dell’Anima".

E quale Anima è più nobile di quella di un bambino?

Non a caso il termine che viene usato per definire la voce del bambino, è Voce Bianca. E io aggiungerei la celebre frase dal film L'ottava nota: "Questa voce non ti appartiene, l'hai semplicemente presa in prestito "

Per i maschietti il cambio di voce, da voce bianca a voce adulta avviene in modo improvviso, tra i 13 e i 15 anni. Per le ragazze invece è graduale ma esiste indubbiamente anche per loro , circa dai 14 ai 17 anni.

Mentre al giorno d’oggi nella patria del Belcanto si conosce bene la voce lirica, la voce del bambino e dell'adolescente è ancora una grande sconosciuta (escludendo rari casi di Fondazioni Liriche e scuole di Musica con rinomati cori giovanili o voci bianche).

I nostri vicini Francesi e Tedeschi al contrario hanno una tradizione invidiabile, e non solo nei cori : i loro piccoli solisti sono dei professionisti che superano in bravura molti cantanti adulti (invito ad ascoltarli in brani di J.S. Bach o nel Flauto Magico di Mozart). 

Purtroppo il nostro Bel Paese oltre a non avere una educazione musicale scolastica adeguata e degna della sua grande tradizione, negli ultimi anni è stato letteralmente inondato di talent show televisivi dove si premiavano i bambini che riuscivano, cantando, ad imitare perfettamente la voce degli adulti.
Questa stravagante moda in realtà non è stata priva di effetti collaterali; infatti spesso si è notato solo a posteriori quanto questo abbia influito negativamente sia nell' animo che nelle corde vocali del bambino.

Vocalmente parlando, vi sono bambini molto portati per cui riescono a imitare un suono adulto utilizzando non solo le loro piccole corde vocali, ma anche quelle che si chiamano false corde. Utilizzando queste pieghe ventricolari  la massa della corda si ispessisce per cui il suono che ne fuoriesce  è raddoppiato! Questo modo di cantare in realtà è molto errato.
Puo' essere piacevole all' ascolto fino a che il bambino o la bambina sono piccoli, ma appena subentra il cambio di voce, ahimè, ecco che quasi come per un malvagio incantesimo la voce tanto acclamata scompare e vi prende posto, all’improvviso, una voce ingolata, sgraziata e molto disarmonica (se non addirittura stonata).



E' indiscutibile il fatto che ai nostri tempi la musica cantata abbia subìto un netto peggioramento, non solo nella qualità musicale ma anche in ciò che si chiama cantare col cuore.  Una domanda viene spontanea: come  può cantare col cuore un bambino se deve esprimere emozioni che non sente ancora proprie, essendo emozioni di una persona adulta? In tal caso la sua performance sarà quel che si dice una "imitazione" , seppur molto buona, ma pur sempre una imitazione.
E' molto importante che i professionisti dello spettacolo e gli insegnanti non dimentichino mai l'elemento indispensabile all'Arte, che è la Verità individuale, l'unicità dell'individuo e la sua espressione.

Perchè ciò accada occorre sempre seguire la Natura dei piccoli cantori, sia nell'ambito interpretativo che in quello vocale: il bambino deve avere il diritto di far maturare la sua voce in modo naturale, anche per poter avere la possibilità di un futuro professionale secondo il detto: “ chi va piano, va sano e va lontano”. 
Un'altro aspetto fondamentale in questo percorso è il fatto che il bambino non può conoscere la sua vocalità se ascolta sempre e solo canzoni cantate da adulti: in questo modo non ha un riferimento reale da poter imitare, per cui può andare incontro a difetti vocali che si porterà appresso anche nel futuro, a volte rischiando frequenti raucedini e afonie nella voce parlata.  
E' bene quindi che educatori, insegnanti e genitori siano a conoscenza di cio' al fine di evitare ai bimbi tali patologie sgradevoli e fastidiose.


Al contrario, è molto importante dare la possibilita' ai bambini di cantare in coro, insegnando loro brani studiati appositamente per il loro registro vocale. In questo modo bimbi e adolescenti imparano a cantare senza fare troppa fatica: con divertenti esercizi possono imparare a respirare col diaframma, ad usare la voce in tutta la sua estensione e volume, a non temere il giudizio altrui,  a sostenersi e ad aiutarsi a vicenda, a cantare a più voci allenando l' orecchio.
Infine, imparando ad usare il registro di testa e cioè il registro acuto, l’innocenza del bambino si manifesta in tutto il suo candore e splendore.  “ Lasciate che i piccoli vengano a me, perché di questi è il Regno dei cieli” Mt 19, 13
Oggi che l'umanità sta subendo un duro attacco dall' inarrestabile approccio tecnologico che ci allontana sempre più dal nostro profondo sentire, a favore purtroppo di un nichilismo dilagante, l'innocenza e il senso di unione nei giovani sono elementi indispensabili per una loro crescita ed uno sviluppo sano.

E' sicuramente un impegno, soprattutto quando è in vista uno spettacolo o un concerto, e va quindi rispettato nei tempi e nelle modalità; ma infine questo appassionante lavoro offre una lauta ricompensa: l'armoniosa unità creata dai giovani cantori si riversa sul pubblico, sulle persone presenti, e i cuori di tutti si fondono e riempiono di meraviglia, all'ascolto di Voci libere, spontanee, Voci prese in prestito dagli Angeli.
 
Sara Nastos